Pubblicato su politicadomani Num 88 - Febraio 2009

Cinema
Il bambino con il pigiama a righe
L’amicizia fra due bambini, uno al di qua e l’altro al di là della rete di un campo di concentramento

di Vincenzo Spalice

Tratto dall’omonimo romanzo di John Boyne, scrittore dublinese, il film dell’inglese Mark Herman, regista e sceneggiatore, è ambientato nella Berlino degli anni quaranta. Ci racconta la storia di Bruno, un bambino di otto anni con enormi occhi azzurri ed una sconfinata passione per l’avventura, di cui si nutre attraverso i suoi libri. Il padre di Bruno è un ufficiale nazista che viene promosso e trasferito con la famiglia in campagna. A pochi passi dalla loro nuova residenza si trova un campo di concentramento dove si pratica l’eliminazione sistematica degli ebrei. Bruno è annoiato dalla vita in cattività della villa, cerca e trova una via di fuga dal giardino per esplorare il territorio. Aldilà del bosco, separato da una barriera di filo spinato elettrificato, incontrerà il piccolo Shmuel, un bambino ebreo. Bruno sfiderà l’autorità della madre e l’insensato odio indotto dal padre e dal tutore, per portare avanti questa nuova amicizia, che andrà ben oltre le recinzioni razziali.
Descrivere l’irrazionale drammaticità della Shoah è praticamente impossibile. Il dolore, la sofferenza a cui sono stati sottoposti milioni di uomini, donne e bambini non sono di fatto rappresentabili. A raccogliere la sfida e a conservare la memoria ci ha pensato il cinema che più volte si è misurato con la tragedia, a volte con successo, altre volte meno. L’approccio cinematografico di questa pellicola è particolarmente interessante: la macchina da ripresa scende ad altezza bambino per mostrare il suo punto di vista, quello di un bambino la cui innocenza davanti all’orrore trova corrispondenza solo in Shmuel, il coetaneo ebreo imprigionato nell’inferno dei campi di sterminio.
Ne “Il bambino con il pigiama a righe” a differenza di film come  “La vita è bella” e “Train de vie” non ci sono genitori capaci di magie, e il male provocato dai padri riesce ad inghiottire i figli, rendendoli consapevoli di una tragedia molto più grande di loro. Nella pellicola di Herman l’universo del bene e quello del male si intersecano e si intrecciano fino a confondersi sconvolgendo le menti. L’inadeguatezza degli adulti, anche di quelli buoni, costringe i bambini a prendere da soli decisioni che avranno la conseguenza di cambiare il loro destino. Il regista riesce nell’ardua impresa di evitare gli stereotipi di un genere che è stato ampiamente trattato e punta, invece, i riflettori sull’analisi della durezza di un’epoca, quella della Germania nazionalsocialista e dell’odio razziale, contrapponendola all’innocenza di una per niente stupida infanzia. In questo film fortemente evocativo è un’amicizia infantile a scandire le tappe di un’epoca tragica attraverso gli occhi e l’innocenza dei due protagonisti. Il film è fatto di immagini che sembrano volersi stampare nella memoria per ricordare a tutti che esistono debiti difficili da estinguere.

Scheda film:
Regia e sceneggiatura: Mark Herman
Interpreti: Asa Butterfield, Zac Mattoon O’Brien, David Thewlis, Vera Farmiga, Rupert Friend, Richarda Johnson, Sheila Hancock, Jim Norton
Fotografia: Benoit Delhomme
Montaggio: Michael Ellis
Musiche: James Horner
Produzione: BBC, Heyday, Miramax
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Paese: Gran Bretagna, USA 2008
Durata: 100’

 

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